martedì 3 giugno 2014






[18]   Mentre guardavo ammirato tutto questo, quando mi riebbi, domandai: "che suono è mai questo, così forte e così melodioso, che mi invade le orecchie?" L'Africano rispose: "è il suono che, mediante la combinazione di intervalli disuguali e tuttavia perfettamente concordi, si produce per la spinta ed il movimento delle stesse sfere celesti e che, moderando toni acuti con toni gravi, emette armonie uniformemente diverse. Moti così imponenti non potrebbero infatti mai prodursi nel silenzio ed è naturale che le due estremità dell'universo risuonino rispettivamente l'una in modo grave e l'altra in modo acuto. Per questo, l'orbita più alta del cielo, quella delle stelle, la cui rotazione è più veloce, si muove emettendo un suono acuto e vibrante, mentre l'orbita lunare, che è la più bassa, emette un suono molto grave. ...



[18]Quae cum intuerer stupens, ut me recepi ‘Quid? hic ’inquam‘ quis est, qui complet aures meas tantus et tam dulcis sonus?’ ‘Hic est’ inquit ‘ille, qui intervallis disiunctus imparibus, sed tamen pro rata parte ratione distinctis impulsu et motu ipsorum orbium efficitur et acuta cum gravibus temperans varios aequabiliter concentus efficit; nec enim silentio tanti motus incitari possunt, et natura fert ut extrema ex altera parte graviter, ex altera autem acute sonent. Quam ob causam summus ille caeli stellifer cursus, cuius conversio est concitatior, acuto et excitato movetur sono, gravissimo autem hic lunaris atque infimus; nam terra nona inmobilis manens una sede semper haeret complexa medium mundi locum. ...


Marco Tullio Cicerone, Il Sogno di Scipione, Sellerio, 2008, pagg. 41-43

domenica 25 maggio 2014

Armonie delle Sfere Celesti







L'Universo, con al centro la Terra, sorretto dai giganti, nel Commentarii in Somnium Scipionis di Macrobio [Wikipedia]


IV 17 Poiché guardavo la terra con più attenzione, l'Africano mi disse: «Posso sapere fino a quando la tua mente rimarrà fissa a terra? Non ti rendi conto a quali spazi celesti sei giunto? Ecco qui al tuo cospetto l'universo composto di nove cerchi o, per meglio dire, sfere, di cui una sola è quella veramente celeste, la più lontana, che comprende in sé tutte le altre, dio supremo che contiene e racchiude in sé tutti gli altri dei: in questa sfera sono infisse le orbite delle stelle che ruotano per l'eternità. ...

Quam cum magis intuerer ‘Quaeso’ inquit Africanus, ‘quousque humi defixa tua mens erit? Nonne aspicis, quae in templa veneris? Novem tibi orbibus vel potius globis conexa sunt omnia, quorum unus est caelestis, extumus, qui reliquos omnes complectitur, summus ipse deus arcens et continens ceteros; in quo sunt infixi illi, qui volvuntur, stellarum cursus sempiterni; 

Marco Tullio Cicerone, Il Sogno di Scipione, Sellerio, 2008, pagg. 38-41