[18] Mentre guardavo ammirato tutto questo, quando mi riebbi, domandai: "che suono è mai questo, così forte e così melodioso, che mi invade le orecchie?" L'Africano rispose: "è il suono che, mediante la combinazione di intervalli disuguali e tuttavia perfettamente concordi, si produce per la spinta ed il movimento delle stesse sfere celesti e che, moderando toni acuti con toni gravi, emette armonie uniformemente diverse. Moti così imponenti non potrebbero infatti mai prodursi nel silenzio ed è naturale che le due estremità dell'universo risuonino rispettivamente l'una in modo grave e l'altra in modo acuto. Per questo, l'orbita più alta del cielo, quella delle stelle, la cui rotazione è più veloce, si muove emettendo un suono acuto e vibrante, mentre l'orbita lunare, che è la più bassa, emette un suono molto grave. ...
[18]Quae cum intuerer stupens, ut me recepi
‘Quid? hic ’inquam‘ quis est, qui complet aures
meas tantus et tam dulcis sonus?’ ‘Hic est’ inquit
‘ille, qui intervallis disiunctus imparibus, sed tamen
pro rata parte ratione distinctis impulsu et motu
ipsorum orbium efficitur et acuta cum gravibus temperans
varios aequabiliter concentus efficit; nec enim silentio
tanti motus incitari possunt, et natura fert ut extrema
ex altera parte graviter, ex altera autem acute sonent.
Quam ob causam summus ille caeli stellifer cursus, cuius
conversio est concitatior, acuto et excitato movetur
sono, gravissimo autem hic lunaris atque infimus; nam
terra nona inmobilis manens una sede semper haeret
complexa medium mundi locum. ...
Marco Tullio Cicerone, Il Sogno di Scipione, Sellerio, 2008, pagg. 41-43